
Spiedino di calamari alla griglia con pinot grigio
11/09/2015 - Antipasti / Secondi
Quando l’altra sera ho visto passare davanti a me un vassoio di calamari infilati negli spiedini pronti per essere grigliati, ho avuto due reazioni: salivazione cospicua e voglia di farli abbinandoci il vino giusto. Ho scelto un pinot grigio, uno di quelli che sa poco dell’uva da cui proviene ma sa molto del territorio d’origine: la piana rotaliana (o giù di lì).
Come fare lo spiedino di calamari alla griglia
E’ una delle cose più semplici da fare.
Scelgo dei calamari non troppo grandi, li pulisco eliminando tutto quello che hanno nella sacca: interiora ed ossicino, sacca dell’inchiostro, occhi ed il becco centrale. Sciacquo il calamaro sotto acqua corrente e personalmente preferisco non spellarlo.
Quindi con un coltello da cucina affilato lo taglio a pezzi che vado ad infilare in uno spiedino.
Analogamente posso fare anche uno spiedino con cubetti di tonno o di pesce spada.
Faccio cuocere gli spiedini o sul barbecue abbastanza distanziati dalla brace o su una gratella in casa a fuoco medio (come ho fatto io).
Pochi minuti per parte e saranno pronti. Vanno serviti immediatamente così come sono o eventualmente con un filo d’olio extravergine d’oliva ed una spolverata di pepe appena macinato. Nient’altro!
L’abbinamento col Trentino Pinot Grigio DOC 2014 di Dorigati
Il piatto non ha una grande struttura, anzi vive di delicatezza: aromaticità del mollusco, tendenza dolce ed una leggerissima tendenza amarognola dovuta all’effetto della cottura alla griglia. Mi serve quindi un vino poco corposo e tendenzialmente fresco o sapido, di buona intensità gustativa.
Non amo particolarmente il pinot grigio, ma quello che fa Paolo Dorigati a Mezzocorona è caratteristico: già alla vista si mostra di una gradazione sì vivida ma sfumata; al naso poi si allontana dall’idea del pinot grigio per quella sottile eleganza del fiore di sambuco che hanno spesso i vini altoatesini e per quella precisione dei rimandi freschissimi di pesca, banana e fragola. E’ un profumo pulito che solo un vino che cresce fra le montagne può avere. In bocca è esile, ha alcol contenuto e piacevole equilibrio, fresco sì ma anche leggermente sapido in chiusura di bocca. E’ un vino che non vanta acrobazie al palato, al contrario il suo movimento è semplice ma dotato di una grazia impeccabile.
Ecco, lo spiedino di calamaro, che ha un’aromaticità decisa, tendente al dolce ed al contempo delicata, una struttura semplice, che sviluppa un po’ di succulenza solo con la masticazione, è il compagno ideale di un vino come questo, che fa dell’equilibrio il suo punto di forza.
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